La mano è l'organo dell'intelligenza

C’è un’attività psichica invisibile dietro ai gesti dei bambini, anche dei piccolissimi, che Maria Montessori aveva intuito un centinaio di anni fa.

Oggi le tecniche di risonanza magnetica funzionale e di PET ci confermano che gli atti motori agiti dal bambino attraverso le mani contribuiscono direttamente allo sviluppo del cervello.

La mano, quindi, direttamente collegata al cervello, diventa strumento di conoscenza: “la mano tocca l’evidenza, e la mente scopre il segreto”.

I bambini sono continuamente chiamati dalle cose a vedere, toccare, manipolare; “quella piccola mano che si protende verso il mondo e verso le cose” desiderosa di esperienza per poter costruire concetti, astrazioni, connessioni.

Dobbiamo immaginare un dialogo continuo tra mano e mente del bambino che diventa possibile in un ambiente con pochi oggetti interessanti e ordinati. Una mano che sperimenterà prese sempre più raffinate e adatte ai singoli oggetti.

All’inizio, nei piccolissimi, la mano sarà attratta da esperienze sensoriali che possiamo offrire con libretti tattili, cestino dei tesori e gioco euristico.

Più avanti si potranno introdurre i primi esercizi di vita pratica come ad esempio i travasi, il taglio della frutta, per poi continuare dai tre anni in poi con il materiale di sviluppo (torre rosa, scala marrone ecc.).

Si tratta quindi di un fare per diventare, per poter esprimere il proprio Sé; un fare che mette l’adulto in secondo piano e in silenzio e sul quale cala il divieto di dire “non toccare”.

Piuttosto togliamo dalla vista per un periodo quegli oggetti che non vogliamo diventino interesse dei bambini e godiamoci lo spettacolo della loro capacità di concentrazione.

Francesca Panizzo